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L'inflazione è un tema di grande attualità che coinvolge l'economia mondiale e la nostra società nel suo insieme che sta avendo un impatto anche sul content marketing.
A prima vista il legame tra il content marketing e l’inflazione potrebbe sembrare insolito, ma nuove sfide e cambiamenti stanno investendo il lavoro dei marketer, tanto che si parla sempre più spesso di content inflation.
Che cos'è esattamente e che impatto ha la content inflation sulle decisioni (e sui budget) dei marketer e delle aziende? Scopriamolo insieme.
Il content marketing ha un solo imperativo: farti crescere.
Se avete frequentato un corso di marketing anche base sui social media o la SEO avrete sentito nominare almeno una volta la frase “Content is King”.
La frase chiave secondo la quale “il contenuto è sovrano” è stata pronunciata per la prima volta da Bill Gates nel 1996 e troneggia ancora oggi (accompagnata spesso dall’altro mantra “Less is more” coniato invece dall’architetto tedesco Ludwig Mies van der Rohe).
Tutto gira intorno ai contenuti e alla qualità degli stessi perché è attraverso essi che si può realmente entrare in contatto con le persone.
Contenuti come testi, immagini e video sono il carburante più importante del grande motore di informazione: Internet, un ambiente al quale, secondo il report The Global State of Digital 2023, accedono 5,16 miliardi di persone ed è in continua crescita.
In passato per annunciare un nuovo prodotto, un servizio o la mission aziendale era sufficiente investire in contenuti destinati alla tv e alla stampa. Oggi i canali di comunicazione sono tanti e sempre più numerosi, il processo di acquisto si sviluppa attraverso vari touchpoint e per questo va considerata una strategia multicanale.
Molti brand, per attrarre nuove tipologie di pubblico, hanno sviluppato al loro interno nuove linee dove per ogni nuovo sottosegmento è richiesto un messaggio diverso.
Ovvero: veicoliamo la stessa informazione ma su canali differenti.
Avremo quindi bisogno di una comunicazione diversa.
Prendiamo ad esempio un'azienda che è attiva su LinkedIn, Google Business, TikTok e Instagram e che sta lanciando un nuovo prodotto.
Lo farà nello stesso identico modo su tutte e quattro le piattaforme? Assolutamente no.
Ma purtroppo, lo scenario che si prospetta di content inflation lascia sempre meno spazio agli investimenti in attività di content marketing.
Siamo di fronte a un fenomeno inflazionistico quando si verifica un aumento dei prezzi su larga scala, tale che con la stessa quantità di denaro è possibile acquistare meno beni e servizi rispetto a prima.
Quindi l'inflazione riduce il valore del denaro nel tempo e se prolungata può portare al surriscaldamento dell’economia con una conseguente perdita di potere d’acquisto per le famiglie.
Cosa c'entra l’inflazione con i contenuti che ogni giorno vengono pubblicati su social network, blog, newsletter e altri canali?
Internet è ormai presente da tanti anni, i social pure: Facebook ha iniziato a raccogliere contenuti nel 2005 e da allora la produzione è aumentata e si è moltiplicata con l’avvento di tutte le altre piattaforme social.
In questo scenario è sempre più difficile essere unici e originali ed è quindi normale che molti contenuti siano ormai inflazionati: ci sono molte copie di video e testi che non permettono di distinguersi ed essere efficaci.
L'aumento esponenziale della quantità totale di contenuti diluisce il valore del singolo contenuto e l'aumento dei costi associati alla produzione determina una maggiore difficoltà nel generare l'output originale.
Inoltre, considerando che i canali da monitorare sono tanti e con varie opzioni di format (newsletter, reels, live video, stories, blog post e podcast, solo per citarne alcuni), spesso lo stesso contenuto viene riutilizzato adattandolo alle molteplici piattaforme, risultando distorto e poco convincente (proprio perché non è nato per essere utilizzato lì).
Lo vediamo ad esempio con alcuni video di TikTok riconvidisi su Facebook o su screenshot di tweet ripostati su Instagram.
Inoltre, grazie alle preziose informazioni estraibili dagli UGC (User Generated Content) e dai metadati degli utenti, diventa sempre più importante e funzionale personalizzare offerte, prodotti e comunicazione in base a parametri come la geolocalizzazione, le preferenze espresse, i dati demografici, il dispositivo utilizzato etc.
Che cosa si può fare per contrastare l'inflazione dei contenuti?
Bisogna allocare un budget maggiore con l’aumento parallelo dei canali da coprire con i contenuti per essere ancora efficaci.
Come è possibile pianificare i contenuti in modo intelligente e ottimizzarli se abbiamo a disposizione un budget limitato?
Gli utenti trascorrono una notevole quantità di tempo su un numero sempre crescente di canali, perciò le aziende e i marchi sono costretti a trovare soluzioni strategiche per individuare una grande quantità di contenuti specifici per canale con un budget limitato.
Non farsi sopraffare dall'inflazione dei contenuti è possibile attraverso la ricerca di una strategia per creare molti contenuti di valore senza superare il budget. Come?
Pensando alla Content Strategy in modo più ampio e ponendo le domande giuste.
Ad esempio:
Si sente ancora poco parlare di content inflation ma è un fenomeno in forte crescita che va monitorato e analizzato per capire come approcciarsi e come evitare di venirne sommersi nell’immediato futuro.